Intervista a “Light Grey”

“Light Grey” (per gli amici Steve Emme) è uno dei fotografi con cui avrò scambiato davvero quattro chiacchiere ma che maggiormente ha influenzato il mio modo di fotografare (o quantomeno, l’idea di una fotografia più impegnata e meno frivola).

Nato nel 1971 a Genova, nella fertile Liguria, patria di tantissimi bravi fotografi, grazie ai suoi studi classici si è avvicinato subito al mondo delle arti figurative, restando però col tempo un “semplice appassionato” e mai un professionista, per avere la libertà di esternare la propria “emotività” che contraddistingue le varie fasi della vita, nonostante i suoi scatti, siano delle vere e proprie opere d’arte.

Una curiosità prima di leggere la sua intervista: il soprannome “Light Grey” nasce da un ricordo affettivo perché un suo amico foto giornalista così gli firmò le prime foto che aveva pubblicato anni prima su una rivista.


Quando nasce la tua passione per la fotografia e come hai iniziato?

“Mio padre era appassionato di fotografia e ho iniziato a fare le prime foto con la sua Nikon FM analogica. Non avevo una vera e propria passione, ogni tanto mi portavo in giro la macchina fotografica per le classiche foto di amici e vacanze stile cartolina.
La vera passione nasce verso i primi anni del 2000 quando ho iniziato ad appassionarmi al ritratto e da quel momento non ho più smesso.
Un rimpianto è di aver avuto la fortuna di viaggiare molto ma, essendosi sviluppata tardi la passione per la fotografia, di aver sicuramente sprecato l’occasione di realizzare in quei viaggi delle immagini che potessero avere un valore.”

Il ritratto e il bianco e nero….perchè ha fatto queste scelte.

“Gli studi classici e la mia passione per la pittura e la scultura, hanno inevitabilmente influenzato la mia scelta di dedicarmi alla figura umana; poi sono arrivati i libri di fotografia e di lì è nata la mia passione per il ritratto.
Ci sono molti altri generi fotografici ma non fanno per me, non provo proprio interesse.
Nel fare dei ritratti hai un inevitabile rapporto con il soggetto, quindi diventa una fotografia “viva”.
Il bianco e nero è stata la mia scelta primaria perchè mi porto dietro il bagaglio degli anni dell’analogico quando scattavo sempre in pellicola bianco e nero, sviluppando direttamente io i negativi e stampando in camera oscura.
Il bianco e nero è molto diretto e sincero, non crea le distrazioni che può generare il colore e, se devo essere sincero, quando osservo le persone che mi circondano nella vita reale, spesso le vedo proprio in bianco e nero.”

Qual’è il tuo segreto per approcciarsi ai soggetti da fotografare ed ottenere risultati eccellenti da ogni punto di vista?

“Non credo ve ne sia uno in particolare.
Per quanto mi riguarda, prima di fare delle fotografie cerco di parlare (molto… forse troppo) con il soggetto per conoscere qualcosa che lo riguardi; in questo modo crei un’apertura e le persone iniziano a sentirsi a proprio agio.
Nessun soggetto è uguale all’altro per cui in quei momenti in cui si sta insieme, si deve creare una interazione, un rapporto di fiducia che faccia capire al soggetto cui vuoi fare dei ritratti di essere libero di esprimere ciò che è e ciò che vuole.
Sfrutto gli attimi della conversazione per studiare chi ho di fronte anche dal punto estetico: osservo la mimica facciale, il taglio degli occhi, il modo di sorridere o di rabbuiarsi, il movimento delle mani.
Reputo tutto questo fondamentale perchè non si può “sguainare” la macchina fotografica e “freddare” una persona dicendole “ok adesso…mettiti così….muoviti…uno sguardo intenso…”.
Questo “impatto duro e asettico” porta con la quasi certezza a produrre non dei ritratti, ma delle “figurine” completamente inespressive.”

Per le tue foto usi particolari schemi di luce (naturale o artificiale)

“Mi piace contestualizzare i soggetti che ritraggo e prediligo l’uso della luce ambiente che offre maggiore naturalezza, sia essa diffusa sia essa dura.
Faccio anche foto in studio con luce artificiale, ma ormai di rado perchè trovo il tutto molto, troppo freddo.
Poi ovviamente dipende dalle occasioni o dalle eventuali richieste che mi vengono fatte.”

Digitale o analogico? Foto naturali o post prodotte? Tu da che parte stai?

“Come vi dicevo ho iniziato con l’analogico e ancora lo uso.
Ma inevitabilmente ormai prediligo il digitale che trovo un mezzo molto comodo e pratico, pieno di possibilità creative.
Quanto alla post produzione ammetto che inizialmente mi sono fatto condizionare molto perchè, inevitabilmente, guardando le foto postate sul web vai dietro alle “mode”; si entra così nel turbine degli effetti ed effettini, delle levigature del volto stile pialla e dei viraggi di colore improbabili.
Probabilmente osservavo le persone sbagliate e ciò ha creato in me insoddisfazione.
Così mi sono rifugiato nei libri dei grandi fotografi e c’è stato un benedetto graduale ritorno alla normalità che credo paghi di più. In questo mi ha aiutato molto l’aver ricominciato a scattare in pellicola.
Sarei ipocrita se dicessi che post produzione non ne faccio più, ma cerco di limitarla proprio al minimo sindacale.”

Se dovessi dare un consiglio ad un fotografo che inizia a scattare, cosa gli diresti?

“Di leggere molto, non solo libri di arti figurative ma anche romanzi, di guardare film ed osservare la “fotografia”, quindi luci e inquadrature, di elaborare tutti questi dati nella mente e di creare un proprio stile.
L’errore che abbiamo fatto tutti, almeno agli inizi, è stato quello di fare foto per gli altri, per compiacere il pubblico dei social e per catturare qualche like o cuoricino.
Col passare del tempo si comprende, invece, che l’importante è soddisfare quella costante esigenza di creare immagini che appaghino la propria “fame di bello” e che, al contempo, permettano al soggetto ritratto di piacersi e soprattutto “riconoscersi”.
E’ sempre importante avere umiltà, guadare e ispirarsi ai fotografi che la fotografia vera la fanno non a quelli che la “parlano” versando tonnellate di parole in dissertazioni maniacali su attrezzature e tecnicismi incomprensibili.
Se una fotografia è in grado di suscitare attenzione e trasmettere emozioni, anche se le regole di composizione non sono perfettamente rispettate o se la macchina che utilizzi purtroppo a 25.000 iso ha del rumore, allora basta, ha vinto la foto!”

Progetti futuri che ci vorresti anticipare?

“Non sono mai soddisfatto, per cui sicuramente vorrei completare il mio processo di disintossicazione da post produzione e dai social e dare più contenuti alle mie foto.
Sono abbastanza critico da rendermi conto che molte cose non le rifarei più o le farei in modo diverso.”

Chi volesse seguire i suoi scatti può farlo qui:

 

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