Qual è stata la prima fotografia a colori? Le origini e i benefici

Il colore nell’epoca attuale è un elemento quasi banale da trovare in ogni oggetto che ci circonda. Tuttavia, vi siete mai chiesti com’è avvenuta l’introduzione del colore nella fotografia e qual è stata la prima immagine a trarne beneficio? Per scoprirlo, occorre tenere presente che il cammino verso tale conquista è stato lento e tortuoso. Del resto, le cose belle prima di essere ottenute, richiedono tempo e questo si è verificato  anche con la fotografia.

I primissimi approcci hanno riguardato l’attività del colorare a mano le figure in bianco e nero, come riporta la pagina di “Fotografia artistica.” L’avvento di tale espediente però, provocò timore in molti pittori di miniature che si sentirono minacciati per un simile esperimento, cambiando rotta. Dopodiché, sono stati molti i personaggi che si sono impegnati nella ricerca di questo elemento così importante, tanto da non avere una data precisa della sua applicazione nelle immagini.  La prima, da un punto di vista prettamente storico, avvenne nel 1850, per merito del ministro battista Levi Hill di Westkill. Hill inventò il procedimento a colori usando i dagherrotipi, ma la sua tecnica fu ritenuta inutile. La rivincita avvenne nel 2007, quando un gruppo di ricercatori del National Museum of American History gli diedero ragione, ritenendolo responsabile di aver scovato un metodo per riprodurre i colori.

I miglioramenti continuarono con Edmond Becquerel che presentò all’esposizione internazionale di Parigi “il pappagallo impagliato” nel 1855. Qui, la luce agiva sull’immagine la quale poteva essere vista in una piccola tenda velata di nero. Alla base di tutto però, si colloca l’invenzione del metodo “a tre colori” di James Clerk Maxwell. Quest’ultimo, insieme al fotografo Thomas Sutton, proiettarono su uno schermo tre immagini con i filtri rosso, verde e blu, formando un’immagine a colori.  Le tre lastre sono conservate ad Edimburgo in un piccolo museo collocato in India Street 14.

L’inventore per eccellenza fu Gabriel Lippmann, fautore del metodo per riprodurre i colori denominato “l’interferenza”. Quest’ultimo consiste nel trasferimento delle onde dell’immagine su uno specchio di mercurio situato dietro l ‘emulsione sensibile. In tal modo, si ottiene la luce del colore bensì i tempi lunghi per l’esposizione hanno reso la sua invenzione del tutto inutile. Nonostante ciò, ha ricevuto il Premio Nobel per la Fisica nel 1908.

Un’interessante scoperta che ha esteso le sue agevolazioni in tutti i cambi esistenti.

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