Il primo fotografo che ho avuto il piacere di intervistare si chiama Michele Abriola, originario di Potenza, in Italia. Michele è specializzato in “Social and wedding reportage photography”. La sua principale caratteristiche è quella di dare una forte carica umana ai soggetti e le sue fotografie denotano uno stile unico e facilmente riconoscibile.
Oltre ai tanti reportage (citiamo tra i più famosi USA28, The Face of Tianjin e l’altra India), ha anche realizzato numerose mostre in Italia e all’estero. Nel 2012, è stato poi selezionato tra i 60 autori internazionali a Strasburgo, in occasione della rassegna fotografica internazionale Rendez Vous, mentre nel 2013 è risultato tra i 12 migliori autori ad Auray, in Francia, in occasione della rassegna fotografica internazionale La nuit de la photo.
Negli anni ha conseguito vari riconoscimenti a livello internazionale e i suoi lavori sono stati pubblicati su riviste come “Fotocult”, “Il Fotografo”, “Witness Journal”, “View Notes Magazine”, “L’idea eretica dell’arte”, “Photoworld China”, “ISP International Street Photographer”, “The Wanderers”, “OFFbeatbride”, “BOHO weddings”.
Michele, quando nasce la tua passione per la fotografia e come sei entrato in questo mondo:
La passione per la fotografia nasce molti anni fa frequentando lo studio fotografico di un mio caro zio, uno dei più vecchi fotografi della città di Potenza, fondatore oltretutto della prima agenzia di fotogiornalismo lucana. Quelle sono state le occasioni per gustare riviste come “LIFE” e vedere i suoi documentari, che mi hanno aperto le porte di questo fantastico mondo.
Quali sono state le tappe per diventare uno dei migliori Social e Wedding “Reporter” in circolazione?
Per diventare un “fotoreporter” occorre studiare tanto per avere una preparazione di altissimo livello in quanto approcciarsi alla realizzazione di un reportage è davvero molto difficile, presume un’analisi preventiva per mettere in piedi un progetto dall’inizio alla fine. E’ importante poi, informarsi bene sull’argomento che sarà oggetto del reportage, sul il territorio, sul “fixer” (ndr collaboratore sul campo), e tanti altri dettagli, anche minimi ma che spesso vengono ignorati e che possono fare la differenza per la buona riuscita.
So che hai fatto molti viaggi in giro per il mondo, quale ritieni sia stato il più interessante a livello fotografico?
Probabilmente il viaggio fotografico più interessante è stato quello negli Stati Uniti, dove sono stato con l’idea di rivivere atmosfere e luoghi percorsi da grandi fotografi come Robert Frank, un’esperienza intima davvero coinvolgente ed indimenticabile.
Hai ricevuto molti riconoscimenti, punto d’arrivo o di partenza? Qual’è quello a cui sei più legato?
I riconoscimenti fanno sempre piacere e rappresentano più che altro degli stimoli per andare avanti e migliorarsi sempre di più nel proprio campo; proprio per questo non credo di averne uno in particolare al quale sento di essere maggiormente legato, tutti hanno rappresentato ottimi spunti….
Cosa rappresenta per te la fotografia oggi?
La fotografia oggi per me è innanzitutto il mio lavoro, ma anche un linguaggio personale tramite il quale ho la possibilità di esprimere concetti difficilmente spiegabili a parole.
Digitale o analogico?
Digitale per lavoro senza dubbio, analogico per il personale: l’analogico mi permette di spingermi oltre il 100% nella ricerca fotografica.
Se dovessi dare un consiglio ad un fotoamatore, cosa gli diresti?
Gli Consiglierei innanzitutto di acquistare libri di fotografia, tanti, di iniziare a sfogliare riviste, tante, e di soffermarsi sulle immagini che inizialmente lo colpiscono di più. Raccoglierle e tra esse trovare delle similitudini per poi partire da li con una attenta ricerca.
Progetti futuri?
Ho tanti progetti nel cassetto. chissà se vedranno mai la luce!
Chi volesse scoprire di più su Michele Abriola (Catching a Moment)